Dimmi una parola astratta

Spiegare certe cose non è facile, soprattutto se ti rivolgi ai bambini. Come spieghi loro il valore di parole che non si vedono, non si toccano, non si sentono? Il cielo lo vedi, allora esiste, ma la tristezza non la vedi, eppure la senti. Così la malinconia, la felicità, la gioia. Sono sentimenti che provi ma non si vedono e allora credi che non esistano. Eppure parlando con loro ti accorgi che dai per scontato cose che meritano una maggiore attenzione. Il pregio dei piccoli è che ti fanno capire quello di cui avevi bisogno per darti una risposta.
 Sentire è un verbo difficile, non è riferito al ruolo delle orecchie, strumenti per ascoltare, ma alla sfera interiore, quando lo si può sostituire con provare. E' sperimentare dentro determinati stati d'animo. Crediamo di capire tutto, invece conosciamo solo quello che proviamo. Prima di formulare un giudizio, dovremmo passare dalle parti dell'esperienza e "sentire", vivere certe cose. I piccoli, che di esperienza ne hanno poca, capiscono meglio, stanno costruendo adesso il loro mondo interiore. Sanno rispondere, colgono i nessi e le parti centrali dei discorsi e mentre spiegano, capiscono. Sanno che una cosa astratta si prova pur non vedendola. E allora ti arrivano le domande più strane: "Allora Dio si sente? E' un'esperienza? Quando non vediamo più le persone, si sentono dentro? Posso sentire anche le cose cattive o solo le buone?" E mentre provi a rispondere ad ogni domanda, la risposta è già nella domanda che hanno formulato. Dai bambini c'è sempre da imparare, e si è fortunati a stare a contatto con loro tutti i giorni. Un modo per non invecchiare mai. Sono interlocutori attenti. Se vuoi partire col darti delle spiegazioni su argomenti seri, è bene porre domande. Tra le varie risposte ci sarà quella giusta. Ma ritornando alle parole astratte, è uscito fuori che, quando una parola non la si può spiegare in modo semplice, è forse per non conoscerla bene e non aver esperienza in proposito. Quante volte sarai stato triste o felice o gioioso o malinconico? E chi ci fa più caso ormai? Confondiamo gli stati d'animo come se fossero strati di torta, senza fare più differenza se siamo felici o infelici, allegri o tristi. Un bambino mi ha detto che quando è giù e non ha voglia, si mette seduto e gli passa. "Sai, non facendo niente penso a me, quando sono con gli altri mi dimentico di me". E' questa la risposta di uno di loro. E allora alla fine del discorso siamo giunti alla conclusione che le parole astratte vogliono tempo, attenzione, calore, non vogliono fretta, sono lente. Le parole astratte sono come le lumache che, mentre strisciano, trovano la strada. Sono parole bambine, che per crescere necessitano di esperienze. Così se voglio capire l'amore, non basta pronunciare la parola, bisogna viverlo. "Quando mamma mi accompagna, mi vuole bene, me lo dimostra. quando papà mi aspetta alla partita, me lo dimostra". Quindi? Le parole astratte sono bisognose d'affetto e bisogna entrarci dentro per capirle bene.


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