Pianeta scuola

Sta per cominciare il nuovo anno scolastico e come sempre parte accompagnato da malumori. La scuola italiana subisce continui stravolgimenti e ogni anno a settembre, ci si ritrova con novità e contraddizioni. Tutte le questioni più spinose si fanno sentire in questo mese. Così è il tempo dei corsi e ricorsi dei professori per incrementare il fatidico punteggio che metta in condizione di aumentare i titoli al fine di equiparare la propria laurea alla classe di concorso.
 Purtroppo la scuola vive anche di corsi e ricorsi continui. Senza ricorsi non sei nemmeno preso in considerazione. I fondi stabiliti per la scuola sono sempre pochi e se provenienti dalla Comunità Europea, hanno un iter burocratico particolare, per cui, se si fanno scadere i tempi entro cui vanno spesi, ritornano indietro per la mancanza di progetti adeguati e tempestivi. A volte molti problemi scaturiscono dall’inesperienza o dall’incapacità a gestire risorse. Nei Programmi odierni si prevedono per i ragazzi contratti scuola lavoro, una sorta di tirocinio, risultata solo per pochi un’esperienza positiva: molti hanno dovuto accontentarsi di lavori poco adatti o non congeniali a loro mentre a pochi è stato concesso quello preferito. Gli edifici scolastici, spesso troppo vecchi e a rischio, hanno bisogno quasi tutti di revisioni o ristrutturazioni quando non sono da ricostruire ex novo. In molti casi i fondi stanziati per le ricostruzioni vengono utilizzati per altri progetti magari già definiti, in attesa di quelli per cui erano stati assegnati che prendono sempre tempi interminabili. A settembre molti insegnanti si trovano ancora senza sedi, senza classi, molti altri alla ricerca di quella definitiva e in situazioni precarie. Quest’anno di nuovo abbiamo le vaccinazioni obbligatorie con tutto il caos che ne deriva. La regione veneta si è opposta, e a riguardo ci saranno proroghe e responsabilità da assumersi. Per non parlare di quello che accade in aula, dove il 50 % della giornata passa tra questioni burocratiche. Le supplenze, altro argomento spinoso, vengono effettuate dai colleghi in contemporaneità e da supplenti in graduatorie, ma quando c’è la necessità, si va alla ricerca dell’ insegnante libero che momentaneamente supplisca in attesa del titolare. Ci si ritrova a stare sempre in tensione, sempre vigile, sempre a relazionare con il pubblico ed è veramente il lavoro più stressante che esista. Bisogna avere un equilibrio psicofisico stabile una volta davanti alla classe. Per non parlare del tempo da spendere sul registro elettronico, la gestione dei disabili senza adeguate ore di sostegno. La verità è che la Scuola non è quello che c’è intorno, ma quello che accade in aula, è lì che i nodi delle questioni si capiscono ad occhio. Ma questa è la parte che non si vede e che tutti credono di conoscere, legislatori compresi. Molto meglio riempirsi la bocca di Aggiornamento, Corsi, Funzioni, POF, PTOF, e quante altre sigle abbiamo creato per perderci nel mare magnum delle carte. Un docente per la modica cifra di stipendio base di 1400 euro al mese deve assolvere a una marea di funzioni, con un tipo di lavoro usurante, con l’utilizzo di tutto il suo tempo, e a volte non resta nemmeno quello per riposare o riprendersi, con responsabilità al limite del possibile. Per non parlare del diritto allo studio, che detto così sembra una bella idea, ma vissuto di persona ci si deve scontrare con tanta burocrazia che alla fine ci rinunci. Le famose 150 ore per lo studio non valgono per chi è fuori corso, ma non puoi essere in corso se lavori, una sorta di beffa, una legge che non si rende conto della realtà. Se poi sei fortunato e sei in corso, non puoi assentarti se la situazione di lavoro non è tra le migliori, praticamente mai! Se vuoi studiare è sempre a tue spese, se non paghi le tasse non sostieni esami e all’Università, prima di ogni esame, se non presenti lo statone che accerti i pagamenti, si può perdere anche la sessione. Ho assistito a scene veramente deplorevoli e là ti rendi conto che la legge va in un verso e la realtà in un’altra. Se sei meritevole non paghi le tasse al primo anno, ma per il resto di tutto di più. Per non parlare del costo dei libri scolastici dalla Primaria all’Università! L’editoria scolastica fa affari d’oro e non sono gli autori di successo a fare arricchire le case editrici, ma gli autori che scrivono per la scuola. Si è costretti a cambiare libri continuamente come se invecchiassero di ora in ora. Come spiegare che le famiglie per tenere un ragazzo agli studi devono fare sacrifici immani. Non bastano solo i testi, ma un ragazzo necessita di un corredo scolastico. Tutto quello che la scuola può dare, diventa irrisorio a confronto di quello che serve. Per non parlare delle ripetizioni, dei fatidici doposcuola, cioè di costi aggiuntivi non contemplati. E qui una parentesi lunghissima. Se c’è bisogno di doposcuola, vuol dire che la scuola non funziona, ma vuol dire anche che un ragazzo non è tagliato per quella materia, ma vuol dire anche che un professore non sa spiegare e che anche se bravo l’insegnamento è un’altra cosa. Si sviluppano reazioni a catena senza fine. Ma ormai il doposcuola, con compiti o meno per casa, è un acclarato passatempo quotidiano vuoi per reali necessità che per mantenere i figli a bada e stare tranquilli, quindi è diventato un fatto necessario, a cui nessuno rinuncia più. Ogni anno ci sono delle novità che a volte collidono con la situazione esistente, altre volte sono contraddittorie, altre volte inutili e altre solo per dire che c’è un cambiamento. Stiamo seguendo la logica moderna su un terreno franoso. Di tutte le riforme sono contenti solo coloro che dispongono fondi da gestire. Ma i paradossi non mancano. Così si possono avere in aula lavagne interattive multimediali (Lim) o registri elettronici e una classe mancante, dell’insegnante di cattedra, o professori non ancora nominati, quindi una scolaresca fornita di tutto il materiale tranne il necessario, oppure avere gli esperti esterni di discipline come Motoria, Danza, Musica senza mezzi per espletarle. Quello che non si spiega sono gli avveniristici progetti calati su realtà ferme a 50 anni fa, con scuole fatiscenti, aule strette e buie, mancanza di spazi. Le contraddizioni nella scuola italiana sono veramente tante. E della famosa 104? Sono pochissimi gli insegnanti che non ne usufruiscono, e chi ce l’ha ne fa uno scudo. Ci si assenta a scuola nei giorni clou, quelli stressanti, quelli che ti sfiniscono, basta dire che ti spettano i tre giorni che altrimenti perdi. Questo non toglie l’importanza del vero motivo per cui è stata istituita. Ma ormai l’abuso è massiccio e si confondono le vere realtà da quelle che invece risultano escamotage per non uscire dalle graduatorie o per potersi assentare tranquillamente per tre giorni al mese, oltre ad avere vantaggi di tipo economici. Da questa panoramica emerge che il problema reale oggi nella scuola è una seria gestione dei problemi. Anche se ci sono leggi e denaro, vigono anche tante discriminazioni, poche chiarezze, e un’approssimazione che manda all’aria i buoni propositi e la volontà di migliorare e soprattutto che mortifica il lavoro ineccepibile di molti, la maggioranza.

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