L'affare Sonia -ultima parte-

Sui colli il tempo scorreva sempre uguale come se non passasse mai. La vista era invidiabile, aria fine, frescura in estate e in inverno. Lungo la strada che portava a Sant’Agata vi era una casa enorme, bella, spaziosa, con tanto verde intorno costituito da un ricco parco. Il verde aveva coperto la parte bassa, le erbacce erano in ogni antro dando un tono smorto a tutto il fabbricato. Nessuno, dalla strada, salendo o scendendo, avrebbe fatto caso alla vista della struttura. Poi, come per incanto, così come nella fiaba il rospo divenne principe, questa casa si trasformò in un villa di rara bellezza, dove non c'era aspetto non curato. In primavera il colore della casa veniva rafforzato dal rosa dei peschi in fiore, dal verde delle giovani foglioline, da un cielo terso e turchese come non mai. Fu in questo periodo che Filippo fece caso alla villa e un giorno, incuriosito, parcheggiò la macchina e si affacciò al cancello. Sbirciando all’interno, vide una donna in compagnia di un ragazzo e di una signora anziana. Filippo ricordava la sagoma di quella signora, vecchi ricordi si sovrapposero alla vista e capì. Fu come una fulminazione e senza pensarci su due volte chiamò: "Sonia, Sonia!" La donna si avvicinò al cancello, aprì e riconobbe, ormai nell'uomo che aveva davanti, il ragazzo della cravatta a Santa Cruz. Si abbracciarono sapendo l'uno dell'altra e soprattutto sapendo che tra loro c'era lui, Santo. Stettero stretti come vecchi amici, consapevoli che sapevano tutto quello che era accaduto, ma Filippo anche di più.

“Mi sono stabilita qui, almeno col cuore gli voglio stare accanto. So che non accatterebbe il mio amore pensando ai miei soldi o che sono impietosita di lui perché non vede. Io lo amo, Peter è suo figlio". “Impressionante, disse Filippo, quanto assomigli al padre”. “Ho raccontato tutto a mio figlio! Mio marito si è suicidato, soffriva di crisi depressive. Ho detto a Peter che Jeffrey non era suo padre e quando ha saputo che il suo vero padre vive qui ha voluto che venissimo nello stesso luogo.Gli ho dovuto spiegare che la situazione è molto delicata ma che un po' per volta ce la faremo. E' un ragazzo forte, come suo padre e mi ha promesso di aspettare. E’ solo un ragazzino ma capisce benissimo l’importanza della situazione. Nel frattempo ho comprato questa casa e ci abito con mia zia, anche lei è rimasta vedova dello zio John e le altre due mie figlie. Lo aspetterò Filippo, sono io che devo aspettare lui ora”. “Sonia non sai quanto ti sono vicina in questo momento. Dimmi cosa devo fare. In tutti questi anni mi sono sentito così responsabile di lui che non ho pensato altro che alla sua vita".
"Sei un ragazzo d'oro, affidabile, un vero amico. Tu lo hai aiutato moltissimo, se non ci fossi stato tu, forse chissà. Non dire niente a Santo, facciamo maturare i tempi. Deve comprendere e capire senza che noi lo spingiamo. Voglio che capisca che siamo tutti intorno a lui!”
Da quel giorno Filippo, ogni pomeriggio, con la scusa di parlare con una donna del luogo di cui si era invaghito, si allontanava da casa. Andava da lei e le parlava del padrone, degli sforzi fatti, delle paure, della stanchezza e di come gli parlava di lei, di loro. Filippo era un valido messaggero. Quando era con Santo, faceva in modo di parlare di lei e il padrone diceva tante cose sul suo conto,così quando andava da Sonia le trasferiva le parole del padrone. Allo stesso modo quando era da Sonia parlava del padrone e poi trasferiva a Santo quello che lei diceva facendolo passare per sue presumibili ipotesi o modi di sentire. Santo non poteva accorgersi di niente. Spesso quando passava davanti alla villa, portando il padrone a fare un giro, ammirava loro tutti fuori in giardino, mentre Santo era a un palmo di distanza da loro senza saperlo.
Filippo, in accordo con Sonia, qualche pomeriggio lo avrebbe portato lì ma non dicendogli chi vi abitasse.

Un pomeriggio Santo era in terrazza. Paloma gli aveva preparato una spremuta e Zack dormiva come un sonnacchioso. Santo batteva ai bordi della sedia col suo bastone e sfregava col legno la vernice del muretto. Sognava ad occhi aperti: Peter, Sonia, Marika, Federica. Le ragazze stavano da lui tutti i giorni, ma era tutto così irreale. Sentì un puzzo di bruciato e chiamò Paloma per ricordarle che forse aveva lasciato qualcosa sul fuoco. Paloma non rispondeva forse non c’era. Allora si alzò e si diresse verso la cucina. Zack si svegliò e cominciò ad abbaiare come in caso di pericolo. Santo avvertì qualcosa di brutto visto che Paloma mancava all’appello. La donna era a terra mentre il piano di cottura era in fiamme. Fu in quel momento che Santo memore dell’altro incendio si diede da fare come un uomo che ci vedeva: azionò la pompa dell’acqua, portò fuori Paloma e quando tutto fu finito si distese sul divano esausto. Filippo arrivò quando tutto si era svolto. Santo con gli occhi chiusi gli spiegò l’accaduto e Filippo, malgrado la sua allegria, si rammaricò per non essersi trovato lì. Il padrone gli chiese il motivo del suo ritardo e Filippo dovette resistere dalla voglia di raccontarglielo. Quando aprì gli occhi Santo guardando in alto vide una crepa nel soffitto che non aveva mai visto prima. Filippo fece con un fare serio: “E’ il caso di far ridipingere questa casa da testa a piedi, non sopporto il disordine. Poi si girarono entrambi e consapevoli di ciò che era accaduto si abbracciarono come matti sotto gli occhi sbarrati di Zack e Paloma che stentava a reagire per le forze che ancora le mancavano. Zack leccava il suo padrone perché non l’aveva mai visto così esultante. La vista gli ritornò allo stesso modo come la aveva persa. Lui però mantenne il segreto perché aveva bisogno di alcune certezze e Filippo e Paloma, complici del padrone, stettero al gioco per molto tempo. Andarono a vivere nella casa di Sonia che lo sapeva ancora cieco. Solo al sicuro del suo amore per Sonia e quello di lei verso di lui che lo sapeva cieco. Egli un giorno, mentre si trovavano fuori a prendere un caffè in panchina, sotto un faggio giovane e ricco di foglie, disse: "Certo ti toccherà una bella fatica con questo armadio d'uomo. Lo dovrai sempre portare sotto braccio e poi camminare piano e aspettarmi sempre mentre tu corri avanti. Guarda, ti avviso, sarò una ciabatta. Ma ci tengo a dire che sono io il mio servitore, non voglio l'aiuto di nessuno, solo essere accompagnato!"Risultati immagini per villa in costiera sorrentina

"Certo che sei rimasto mulo, Santo! Credevo che in tutto questo tempo fossi cambiato, e un po' più dolce fossi diventato. D'accordo ti accompagnerò solo. Così resterai a fine settimana da solo con Paloma e zia mentre io esco a prendere aria per la costiera, qualche bella passeggiata. Da queste parti ci sono tanti amici che non vedo da tanto!" disse Sonia ironizzando. In quel momento comparve Marika con un piccolo dolce appena fatto da far assaggiare al papà e Sonia e ci mise anche una candelina per festeggiare il suo primo dolce fatto con le sue mani. Portò il dolce sul tavolino e tutti accorsero spinti dal profumo. Santo vide quella un'occasione unica per rivelare la bella notizia di vederci. E così, prendendo le misure da come doveva soffiare,ad un certo punto cominciò a dire che la avrebbe preferita celeste, che le more non gli piacevano e la voleva quadrata. Tutti aprirono la bocca con una smorfia di sorpresa e cominciarono a chiamarlo imbroglione. Anche Zack, come se avesse capito, gli si buttò addosso come fosse stata un'altra persona. Tutti ebbero una sensazione di liberazione e scioltisi dalla stretta corse avanti verso il parco con lo stuolo di gente dietro che voleva linciarlo per aver nascosto quella notizia speciale.
Quel giorno il tramonto ebbe dei colori indimenticabili. C'era il mare all'orizzonte, il sole col suo disco dorato, il cielo pieno di vita ancora e tanti riflessi che nemmeno il più bravo pittore avrebbe potuto fare. E come quando una gioia troppo forte non può essere contenuta, non ci rese nemmeno più conto cosa fosse cambiato. E Santo riuscì a dimenticare tutte le sofferenze che gli erano accadute come fatti distanti da lui, ormai solo un ricordo. Si trovavano dopo tanti anni di nuovo di fronte al mare, abbracciati, con le voci dei figli che correvano, il cane che si divertiva e Paloma e la zia come vecchie amiche a raccontarsi. Mai come allora benedissero di trovarsi nel posto più bello al mondo: la penisola sorrentina.

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Nella foto Relais, Villa Savarese, Sorrento.

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