A fine anno si è un po’ confusi, presi dal vortice delle
feste, dai consumi, dalla stanchezza. Un’ebbrezza per farci dimenticare il
tempo, che, come si sa, non può fermarsi, né ripartire, così come non comincia e non finisce. Ultimo e Primo sono solo parole per voler definire qualcosa che invece
continua il suo corso. Le vere date della nostra vita non coincidono mai con la
fine dell’anno, pertanto di questo limite ci ricordiamo a malapena. I giorni
degni di memoria sono scolpiti dentro di noi e li riconosciamo anche senza
metterci l’anno e il giorno.
Hanno un posto d’onore, sono luminosi, nessuna
crepa, né incrinatura. Sono riposti in un album tutto nostro e vengono alla
mente richiamati da altri momenti. Finisce, più che un anno, un giro, un
percorso a cui abbiamo dato una partenza e un arrivo e che riprende. Potremmo
definirlo una sosta, un passaggio. La stessa stagione invernale non coincide
con la fine dell’anno, ma continua anche nei mesi successivi. Continuare
significa che niente finisce e niente comincia, il vecchio è unito al nuovo. L’augurio è quello di spendere bene la nostra
vita, che aggiunge sempre qualcosa che non avevamo o che non comprendevamo. Brindiamo
a nuovi giorni, che siano sempre luminosi e pieni di carica. Auguri per il
futuro, per quello che ancora non conosciamo ma che è stato scelto per noi dall’eternità,
che talvolta ci fa paura, altre volte ci
frena. Ogni volta è come se fosse la prima volta che festeggiamo.
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